«Ci trovi sull′autostrada dove i fanali brillano così forte
Vicino alla stazione di servizio dove abbiamo trovato le nostre anime Quando il mondo è finito Siamo sempre figli di un posto che non c′è...»
Rimetto in strada il vecchio chopper, dopo anni di malinconica attesa, e dimentico conflitti con meccanici, saldatori, spedizionieri e tornitori. Liberate testate in ghisa tenute in ostaggio per troppo tempo, inizia un′esperienza elettrizzante. Non vorrei mai dormire in queste serate estive. Al mattino mi sveglio e sorge il sole, asciugo con tenerezza la goccina di olio minerale pensando ai dinosauri e ai primi viaggi incoscienti. Morose e amici di allora che fine avranno fatto? Ogni scusa è buona per un giretto, come un quattordicenne sul Vespino parto senza sapere dove. Ci vado e lo saprò. Certo, acquistare una moto nuova di zecca con la sua brava garanzia è bello, la prima non si scorda mai. Documentano l′estasi e il rapimento dei nuovi proprietari i forum - chi se li ricorda? beh, ci sono ancora - pieni di facce da webeti, o come diavolo si digita. Che nessuno me ne voglia, ma la soddisfazione di far partire dopo due o trecento calci un motore del 1946 non è spiegabile, non si posta per fare i fighi perché porterebbe sfiga. Le vibrazioni fanno tornare in mente storie legate a ogni pezzo. Esperimenti falliti e trovate geniali, viltà e gli slanci generosi che non ti aspetteresti più nemmeno da tua mamma, se ce l′hai ancora. Io non sono a posto di cervello, avevo smontato il cambio per aiutare un "amico" nei guai! Me ne pento. Questi anni stanno correndo via. Forza d′animo, determinazione e l′aiuto di veri amici, quelli che si sacrificano per un bel gesto e ti fanno contento: tutto questo, un milletrequaranta arzillo e il vento in faccia ripagano i peggiori sacrifici.