Non c’è una definizione univoca di custom ma ne esistono a decine di migliaia. Corrispondono ognuna a un modo individuale di vivere questa passione, di raccontarla in tante lingue diverse, di esprimerla con creatività. È unica come ognuno di noi, vivi e attivi in un mondo libero. Bello trasmetterla e narrarla, farla crescere con auto e moto sempre più ingegnose, immortalarla con foto e testi, trasfigurarla tramite l’arte con la A minuscola... Non dipende dai mezzi a disposizione, basta una vecchia bici o lo scooter del nonno per iniziare; olio di gomito e inventiva fanno il resto. L’importante è solo viverla. Ogni momento può essere giusto, non c’è mai stata un’epoca più favorevole di questa e non esistono legislazioni o convenzioni sociali capaci di intralciarla. Nasce ribelle per volgere in positivo un’energia adolescenziale che permette di crescere e fa campare allegri, senza invecchiare mai, tenendo accesa quella fiammella di sana follia che solo i pazzi lasciano spegnere nel proprio cuore. Restare giovani fino alla morte, accettando lo scorrere del tempo: questo è il senso profondo della cultura custom... Il numero è dedicato a tutti i kustom addict e in particolare a George Barris.