La prima Race of Gentlemen fu organizzata nel 2012 su una spiaggia del New Jersey da un gruppo di pazzi tatuati, con mani e abiti unti di morchia, fanatici delle trappole antidiluviane. Solo 15 auto e 15 moto corsero sul bagnasciuga ma fecero restare a bocca aperta circa 3.000 persone. Molti di loro decisero di terminare hot rod e bobber che languivano nei garage per partecipare in seguito. Le regole erano semplici, non pensate per farne un evento di massa. Ammesse alla sfida a eliminazione diretta solo auto pre-1935, aggiornate con parti prodotte fino al 1953. Maggior tolleranza per le motociclette, costruite entro il 1948. La parte espositiva statica, Customs by the Sea, accetta solo auto fino al 1952 personalizzate in stili della medesima epoca o più datati. Che senso ha mettere le mani in motori arcaici in quest’epoca, mentre tutti parlano solo di auto elettriche che non hanno bisogno di conducente? Una risposta viene dal video con cui Google presenta la prima ”self-driving car”. Durante una prova sulla pubblica strada i passeggeri si dichiarano soddisfatti, sorridono come ragazzini. ”Non c’è bisogno di fare niente, sa lei dove andare e quando fermarsi. Va meglio della mia macchina!” Pare perfetta per i tester passivi, di età prossima all’ottantina. Non è un caso se le multinazionali si focalizzano su sicurezza, comodità, ecosostenibilità ed esigenze di consumatori occidentali ricchi ma sempre più anziani. Altrettanto logico che altri cerchino emozioni e sensazioni intense nel rivivere i tempi eroici, il rischio e la velocità. L’esperienza, per niente virtuale, lascia il segno in chi insegue la bellezza prima che sia davvero troppo tardi per poterlo fare.