Moto perpetuo: l’arte di andare avanti
I tempi stanno cambiando. Lo cantava Bob Dylan che, nel 1964, non si aspettava il premio Nobel per la letteratura. In quel tempo ero un bebé di quattro chili e mezzo nato in una calda notte di terremoto, non potevo prevedere il futuro... Due decenni dopo andavo su una strana moto, la smontavo e modificavo per il gusto di vederla più bella; non piaceva a nessun altro, io ci andavo matto. Mai e poi mai immaginavo che un giorno nella mia città qualcun altro avrebbe fatto lo stesso, all’infuori di due o tre amici; il custom era roba da carbonari, pazzi e visionari. Viaggi, avventure, sane letture e incontri, non tutte esperienze raccontabili su una rivista formato famiglia, mi hanno portato a realizzare cose che nemmeno sognavo, tipo vivere e lavorare su queste motorette strampalate, divulgando una cultura sempre più radicata persino a casa nostra. Intuivo che chopper e creature simili non potessero sottostare a monopoli; creatività ed entusiasmo non si fermano ai confini, superano le barriere. Bastava mettere il naso fuori, al Kent Custom Show o nei contest scandinavi, per scoprire che bobber e cafe racer più belli non erano tutti della stessa marca, impossibile comprarli chiavi in mano. Senza sapere quando, sentivo che un giorno altre parrocchie di motociclisti avrebbero capito che il concetto di custom è vecchio quanto la moto; nasce dalla necessità di adattare ogni singolo esemplare a corporatura, tipo di guida e di viaggio o di corsa diverse tra loro. Nella California del secondo dopoguerra è diventato linguaggio, fenomeno di costume e cultura, ma è sempre esistito. Oggi, mentre molti si rifugiano in una sfera virtuale, l’esperienza su due ruote resta intensa, forte e dannatamente reale; nessuno vuole essere solo un consumatore, vivere è un po’ più complicato ma divertente di sopravvivere e custom fa rima con identità. Sono storie talmente diffuse e sentite a livello globale che persino le Case, anche certe che hanno sempre storto il naso, devono farsene una ragione. A tal proposito, un’altra strofa di The Times They Are a-Changin’ mi piace molto: non criticate quello che non capite... Dalla vita mi aspettavo poco o niente, di sicuro non una BMW nuova di zecca da customizzare e tanta gente in gamba con cui farlo. Un’esperienza stimolante, apre nuovi punti di vista e rende umili: un segno dei tempi che cambiano ed è meglio cercare di capirli prima di criticare.