Ogni lavoro, se onesto, per quanto faticoso sia è nobile e rispettabile in quanto tale. Una volta si diceva che il lavoro nobilita l’uomo; oggi, sempre più spesso, logora chi lo fa e ancor di più chi non ce l’ha. Io del mio non mi lamento, anche se visto da fuori potrebbe forse sembrare tutto rose e fiori ha le sue spine. A me piace, anche perché non ho trovato un altro modo di fare tutto il giorno qualcosa che possa giustificare una passione per queste maledette motorette che sconfina nell’ossessione. Meglio non stare a contare le ore passate in ufficio; per ricaricare la batteria ogni tanto basta provare quella Harley tanto desiderata da ragazzino, oppure scoprire da vicino un artista che ammiro, o ancora vivere un evento straordinario in giro per il mondo. La medicina ideale antistress è caricare tenda e sacco a pelo sulla mia moto, partire per un posto sperduto e lasciarmi tutto alle spalle per qualche giorno, magari se non piove e non fa troppo freddo. La sensazione di folle corsa contro il tempo e la fatica si placano, subentra un senso di soddisfazione che ricompensa di tanti sacrifici. E in più anche il viaggio, il run o il raduno possono trasformarsi in una bella esperienza lavorativa. Pare che il vecchio Confucio abbia riassunto così la situazione: scegli il lavoro che ami e non lavorerai neppure un giorno in tutta la tua vita. Io il mio lo adoro eppure mi sembra proprio di fare una faticaccia, giorno dopo giorno, pagina dopo pagina... Una cosa è certa: se questa missione ha un senso, è proprio quello di condividere interessi, speranze ed entusiasmo con voi, con lettori e amici che trovano in queste storie la benzina per continuare a vivere e a smarmittare contro ogni scherzo del destino. Ora et elabora!