Ogni viaggio, anche il più lungo e avventuroso, comincia col primo passo. È determinante la sete di libertà, l’ebbrezza di correre nel vento su due ruote. Basta un cinquantino per farsi contagiare; col tempo aumentano le cilindrate e la vita diventa più complessa ma, se ci pensi bene, ogni volta che ingrani la prima e parti, rivivi quella prima emozione. C’è chi ha cominciato in condizioni facili, altri hanno dovuto faticare; tutti diversi, condividiamo un’emozione. Qualcuno partì molto prima di tutti noi, il suo viaggio è iniziato dopo aver cucito sulla schiena insieme a qualche amico lo stesso emblema. La scritta faceva pensare agli aviatori della Prima Guerra Mondiale, a gesta ricreate e filmate in maniera follemente audace da Howard Hughes. Nessuno di loro immaginava che il gesto anticipava una lunga corsa, destinata a durare più di loro stessi, trasformandosi in continuazione per non cambiare mai del tutto. Scrivevano leggi della strada destinate a durare. Un trip nel tempo e nello spazio costellato da personalità romanzesche, dipinto a tinte forti sulle carte geografiche e sulla tela della storia collettiva. Del resto, chi viaggia senza incontrare l’altro, non viaggia veramente, si sposta e basta. Il volo in formazione degli Angeli su questo Inferno chiamato Terra ha influenzato, che lo si ammetta o no, generazioni di biker, club amici e antagonisti, filmaker, scrittori... Un percorso fatto di momenti splendidi e tragedie, di guasti e impennate, irto di pericoli, duro ma dannatamente eccitante. E non è finito qui. Proprio come i pionieri dell’aviazione, i biker sono stati esaltati e al tempo stessi dipinti come diavoli da Hollywood e dalla letteratura. Anche chi non vuole ammetterlo, quando indossa un giubbotto nero e avvia il v-twin, si sente parte di un folklore che può spaventare, però profuma di libertà.