E io sono particolarmente fortunato.
Due immagini scattate a dieci anni l’una dall’altra riassumono una piccola, forse insignificante avventura. È la mia, anzi, la nostra. Continua per merito dell’impegno di tutti noi, qui a LowRide, ma possiamo dirci fortunati nel fare un lavoro che amiamo solo grazie ai lettori, a realtà professionali, a organizzatori di eventi e ai gruppi che in queste pagine si raccontano, gioiscono, si divertono e qualche volta s’incazzano. Come in tutte le vere amicizie, l’importante è dirsi ciò che ci passa per la testa, nel bene e nel male. Dal confronto nascono idee e si rinnovano le opinioni. La corsa di LowRide era iniziata dieci anni fa, per pura necessità di esprimersi, di lavorare e continuare un percorso iniziato nel 1994 con Freeway. Sono sempre stupito e commosso quando incontro gente che confessa di leggere le mie storie da una vita, persino biker che hanno battuto queste strade prima di me. Altri erano bambini quando i bordi delle copertine erano arancioni e c’erano i disegni di Coyote. Negli Anni 90 la paghetta era in lire, tanti dovevano scegliere tra comprarsi un gelato oppure la strana rivista che li trasportava in un’altra dimensione, quella in cui sognavano di vivere da grandi. A malincuore nel 2008 decisi di dare un taglio al passato e ripartire da zero, perché questa è la mia via, queste sono le moto che adoro. Tanti si sono persi strada facendo, ma la gente che amo merita tutto il mio impegno e sono grato ai lettori per la fiducia che continuano a darmi, perdonando gli errori restano esigenti e attenti. La mia avventura ha senso perché vissuta fino in fondo, con impegno, nella gioia, a volte con rabbia, sempre con passione e curiosità. L’ho assaporata con le persone che mi sono state vicino, nel lavoro di ogni giorno e nelle notti in bianco, sulle strade di mezzo mondo, nei bike show famosi e nelle clubhouse più malfamate. Per questo mi sento fortunato e, proprio come Tiziano Terzani, voglio fare almeno un altro giro di giostra. Beh, già da piccolo sceglievo sempre la moto e impazzivo per il Muro della Morte. In fondo, non sono mai cambiato.