Dopo tanti chilometri, un po’ di festa ci sta
Cosa unisce uomini e donne così diversi per età, ceti sociali, professioni di fede e mestieri? Come facciamo ad andare d’accordo se ci dividono abitudini, dialetti, latitudini e longitudini? Nel caso del popolo harleysta la risposta è quasi scontata, ma non banale. A unirci gioca un ruolo importante la passione per moto che, pur restando pezzi di ferro, certe volte sussurrano o gridano, ridono, galoppano spensierate oppure si lamentano. Nascono a Milwaukee per avventurarsi sulle strade del mondo, trangugiano olio e suonano bene. Richiedono qualche attenzione, costano più di un figlio in collegio ma sanno ripagare con decenni di onesto servizio. Ricostruibili all’infinito, spesso sopravvivono a chi le costruisce e ai loro proprietari, superano indenni guerre e mode. Col ritmo sincopato del loro bicilindrico, tanto simile al battito di un cuore umano quando gira al minimo, pare facciano apposta per suscitare il dubbio. Alzi la mano chi di noi non ha mai pensato che, da qualche parte, tra alberi a camme e testate, si nasconda in loro un briciolo di anima. Non si spiegherebbe altrimenti la loro caratterialità e nemmeno il viscerale attaccamento che noi tutti proviamo per le nostre motorette, tutte diverse tra loro come lo siamo noi. Ne so qualcosa, ho dedicato a queste storie più o meno trentacinque anni della mia vita e credo proprio che la mia corsa non finisca qui. Non nascondo il mio stupore e la gioia nel partecipare a eventi diversi come possono esserlo tra loro Tuscany Regional Rally e Alba Chopper Show. Un aspetto mi riempie di gioia e mi fa superare la pigrizia che, ogni tanto, cerca di rallentarmi. Incontrare altri appassionati, per me, significa ricaricare le batterie, confrontarmi e passare istanti di condivisione. Perciò mi sento grato a tutti voi.