Due calci a vuoto, aria aperta, contatto...
Chi di noi resta fedele a moto che vanno delicatamente prese a calci per avviarle, lo sa bene. Il numero dei kick necessari è proporzionale alla quantità degli spettatori non paganti che assistono a questo spettacolo di altri tempi. In presenza di ragazze ambite, suoceri scettici e potenziali acquirenti della moto maledetta, il numero tende all’infinito. Il sudore cola mentre, col fiatone e il polpaccio indolenzito, si cerca di persuadere il motore. Nessuno ha mai capito perché, sotto la luna piena, quando in giro non c’è anima viva, bastano il cicchetto al carburatore e un calcetto per sentire i cilindri cantare, dapprima rauchi, poi sempre più allegri. Il vecchio Tom Waits, che per un periodo ha tralasciato l’attività musicale per lavorare in un’officina, ha una teoria tutta sua. Col passar del tempo in sella, il motociclista diventa moto al 30 per cento; la moto diventa al 30 per cento umanoide... Per questo ci chiamano centauri. Se siamo anche lunatici ci sarà sicuramente una qualche spiegazione plausibile.