«Giganteschi i passi che fai, Camminando sulla Luna. Spero che le mie gambe non si rompano, Camminando sulla Luna. Potremmo camminare per sempre...»
Questo è un piccolo passo per l’uomo; un gigantesco balzo per l’umanità. Nel giorno in cui si celebrano le parole di Neil Armstrong, pioniere sulla Luna, ho la fortuna di provare la prima Harley-Davidson elettrica della storia. Anticipa il futuro in maniera terribilmente normale. Tutto potrebbe cambiare e non ho paura, anche se non c′è più il futuro di una volta. Il domani pare meno elettrizzante rispetto a quel 21 luglio 1969 di cui ho ricordi intensi. L′attesa frenetica, meraviglia e sgomento degli adulti dopo la corsa per comprare a rate il televisore in bianco e nero, magari d′occasione come noi. Domande interminabili a parenti e vicini di casa durante la diretta, mentre sulle strade scendeva un silenzio assordante, come prima di un rigore ai Mondiali di calcio. A cinque anni appena compiuti ero certissimo che fosse l′inizio di una liberazione per l′umanità, confidavo nel progresso. Guerra in Viet-Nam, fame e malattie mi spaventavano sul piccolo schermo; sarebbero stati solo brutti ricordi. A perdifiato sul mio biciclettino immaginavo di viaggiare su moto spaziali, spinte velocissime da raggi fotonici, senza toccare il suolo; avrebbero fatto un sacco di rumore, sibilante... Credevo all′utopia di Dalla e Roversi nell′album Automobili. Il motore del 2000 sarà veloce e silenzioso, sarà un motore delicato, avrà lo scarico calibrato e un odore che non inquina... Lo potrà respirare un bambino o una bambina... Nel luglio 2019, per la prima volta, provo una sensazione di volo planare e radente, quasi in assenza di peso, sull′incredibile LiveWire. Non vibra, non scalda e non romba; va come un missile. Adesso, se nessuno mi vede, provo a metterle una cartolina tra i raggi, con una molletta da bucato.