«La prima sorsata di birra è l′unica che conta. Le altre, sempre più lunghe, sempre più insignificanti, danno solo un appesantimento tiepido, un′abbondanza sprecata. L′ultima, forse, riacquista, con la delusione di finire, una parvenza di potere... Ma la prima sorsata! Comincia ben prima di averla inghiottita».
A Roma si è tenuto il quarto Eternal City Motorcycle Custom Show. Com′è andato? Bene, anzi, benissimo. Dopo tre cambi di location in quattro anni e un grandissimo impegno da parte di chi organizza, il RagusaOff, vicino a San Giovanni, pare finalmente il posto giusto. Certo, resta il problema dei posti auto, ma dove c′è gusto non c′è perdenza. Ci sarebbero tanti capannoni con ampio parcheggio da riempire in periferia, ma io - e non sono il solo – preferisco di gran lunga l′aura magica dell′archeologia industriale, specie quando arricchisce i centri urbani. Parliamoci chiaro, niente ha più fascino dell′architettura razionalista nella cornice di Roma. Detto questo, la Capitale ha finalmente il suo evento di grande impatto legato al mondo del custom: Eternal City è un punto fermo. Evito di raccontare in poche battute quello che si è visto, questo numero di LowRide include un reportage completo. Solo qualche frase chiave: officine e artigiani del centro sud in grande spolvero, Jeff Decker, Cole Foster, Christian Sosa, Jack Rudy, Alex Gambino, ovvero gli importanti ospiti della scena americana impressionati dalle capacità degli artigiani nostrani, custom car americane degne di Las Vegas, però fatte a Roma... E tanto, tantissimo divertimento. Di foto ne sono state fatte a migliaia. Io ne metto una sola, questa. Come sintesi dell′atmosfera che si è respirata, funziona a meraviglia. Sembrano due amici che fanno i cazzoni su un chopper; lo scatto è molto di più. Il chopper pare provenire direttamente dagli Anni 70, da un quadro di David Mann. È stato completato il giorno prima dal costruttore, che sta seduto dietro. Quello davanti è il committente, ha visto la moto da cinque minuti, per la prima volta. Ha l′espressione smarrita e incredula di chi vede realizzarsi un sogno. Tra i due pare esserci qualcosa in più di un mero rapporto professionale. Ecco, di scene così a Eternal City se ne sono viste tante: è il potere ringiovanente e unificatore del custom. Non passerà mai di moda, forse perché moda non è stato mai.