«La gente si aggrappa all’abitudine come a uno scoglio, quando invece dovrebbe staccarsi e tuffarsi in mare. E vivere.»
Ho passato un anno intero aggrappato agli scogli, come ognuno di noi, per ripararmi da un′onda anomala. Dopo un lungo inverno questo primo giro in moto serio si preannuncia memorabile. Le giornate si allungano, le prime campane non hanno neancora suonato e splende già il sole, ma l′aria che arriva fredda dalle Alpi è tagliente, sferza il viso mentre carico i bagagli e scaldo il bicilindrico. Il vento passa sotto la visiera, mette un brivido che corre lungo la schiena. Sarà l′ebrezza di fare una cosa quasi proibita, o forse non sono più abituato a viaggiare liberamente, ma mi sento carico come una sveglia. Parto col pieno e vado di fretta. Lasciata alle spalle la metropoli col suo traffico, smog e mille guai, mi fiondo in autostrada: rotta a sud ovest, direzione riviera. Non c′è traffico, filo veloce con la testa piena di pensieri, poi divoro le ultime curve e finalmente appare il blu immenso del mar Ligure. Colori quasi dimenticati e orizzonti vasti aprono lo sguardo all′infinito, mi spalancano il cuore. Certo, viaggio per lavoro, munito di autocertificazione e mascherina, ma posso respirare a pieni polmoni, finalmente. Questo è un lavoro duro, ma qualcuno deve pur farlo. Mi aspettano amici che non vedo da dodici mesi, altri mi mancano da anni. Un′ennesima giornata di moto, foto, chiacchiere e allegria si rivela diversa da tutte le altre... Sorridiamo come ragazzini in gita.