«Ma io penso che siamo di passaggio. Transitiamo in fretta. Pensi che queste tracce sulla sabbia dureranno?» ✳
Sembra ieri. Il nostro secondo raduno, la data scovata tramite il passaparola in officine di una Milano da bere e da girare ogni notte, senza annoiarsi, concerti e situazioni sempre diversi, tra ribelli e fenomeni da bar, a volte andando dritti a lavorare, senza passare da casa. Abbiamo le moto e tanta voglia di partire, senza sapere esattamente dove. Ricordo l′attesa, sete di chilometri, speranze e dubbi. Alla scoperta di una dimensione segreta, misteriosa, immaginata più che vissuta. Presa la prima Harley-Davidson, un Roadster XLS 1000 del 1980 col libretto compilato a penna pieno di passaggi di proprietà, ne avevo già fatto uno, di raduno. Con la mia ragazza e indicazioni sommarie eravamo partiti per il lago Maggiore, al confine col Canton Ticino, sulle Prealpi. A 1.000 metri di altitudine, in febbraio, pensavamo di dormire in tenda. Gli errori dei principianti li avevamo fatti tutti, col calare delle tenebre il termometro scendeva in picchiata sotto lo zero, ma la gioia di esserci e l′impressione di vivere momenti magici avevano preso il sopravvento. Il provvidenziale invito di due coppie di harleysti a dormire a casa loro, lì vicino, ci aveva letteralmente salvato la vita. Questa volta però tutto sarebbe andato meglio, in primavera fa caldo, conosco meglio il Mille in ghisa e mi sono attrezzato alla grande. Ho messo una cassa filtro S&S che non s′inzuppa quando piove; Pirelli Phantom nuovi di zecca, catena ingrassata e batteria carica. Partiamo verso est su due Sportster, l′altro è del 1973, con tenda, sacchi a pelo, pignatte e attrezzi a bordo. Pare che tra Padova e Vicenza, non si sa esattamente dove, ci sarà un raduno tra gente come noi, che viaggia in sella a Harley-Davidson, chopper giapponesi e vecchie italiane. Niente Giacche Blu e nemmeno FMI; veri biker, sulla schiena portano i colori MC... Qualcuno vorrebbe venire ma gli manca la patente, l′assicurazione o i soldi per la benza; forse fidanzata e mamma non lo lasciano. Ci mettono in guardia. «Cercate di farvi rubare una sola moto, almeno tornate con l′altra...» E giù risate. Pure noi ridiamo, ma il tarlo è in testa. Dormiremo con una catena legata tra caviglia e ruota, un piede fuori dalla tenda, come si fa in viaggio all′estero. Strada facendo incontriamo altri chopper, il gruppo è sempre più grosso, fa quasi paura, le auto si spostano. Un fiume in piena sulla statale, scarichi liberi e capelli lunghi nel vento svegliano paesini addormentati. Qualche ragazza ci lancia un′occhiata, i maranza locali si sentono sfidati... All′ultimo incrocio vedo due biker identici, uno con un′Honda Four tutta rosa, l′altro con uno Sportster. Vedo doppio o sono gemelli? Ci stringiamo la mano, brindiamo con varie birre. Le nostre tipe salgono sul palco per Miss Maglietta Bagnata. Vinco la gara di spinta del barile, altre birre, si litiga e si fa l′amore, varie birrette... Poi 36 anni volano via in un soffio, guardi nello specchietto e non li ritrovi più. Qualcuno però sulla strada c′è ancora e non ha intenzione di mollare così presto.
✳ David Crosby, brano Tracks In The Dust. Dall′album Oh yes I Can del 1981. David Crosby RIP