Il pieno di super, una dormita e poi un caffè.
Questa casa non è un albergo. Chissà quante volte l′abbiamo sentito dire da genitori infuriati, esasperati dalle nostre scorribande di adolescenti. Un invito ad attenersi a regole sacrosante oppure a sistemarsi, a metter su casa per conto proprio e arrangiarsi, da ometti o brave donnine indipendenti. L′inizio di un percorso di crescita all′inseguimento di sogni, idee e speranze che non finisce mai, da perseguire a testa alta senza tagliare i legami col passato, andando incontro al destino. Diventando forti, coriacei e tenaci, facciamo esperienza e cresciamo, cercando di non perdere uno sguardo infantile sul mondo, disincantato e romantico quanto basta per non fermarsi alle apparenze o lasciarsi abbattere dalle difficoltà. Lo affermava il poeta Pablo Neruda: un bambino che non gioca non è un bambino, ma l′adulto che non gioca ha perso per sempre il bambino che ha dentro di sé. Nonostante le barbe spruzzate di bianco, visi segnati dal sole e ossa provate dalla pioggia o da qualche capitombolo, i biker si ostinano a giocare con le moto, a correre nel vento, sotto il sole oppure rischiarati dalla luna piena. Il gioco si fa dannatamente serio, a volte duro, però continua fino alla fine. Nel mio lungo percorso, da quindici anni a questa parte, sento di non essere mai solo. Accanto a me ci sono collaboratori fidati, tutti appassionati motociclisti. I migliori restano, altri se ne vanno e auguriamo loro buona fortuna, ne hanno bisogno. Tanti lettori che seguono LowRide, ci confidano curiosità e desideri, condividono con noi piccoli e grandi momenti che rendono le nostre vite degne di essere vissute e raccontate. A volte penso che, più che una casa vera e propria, a questo punto della strada basterebbe una stanza in un motel... Basta ricaricare le batterie per poi ripartire di slancio.