Profeta in patria.
Sfogliando il primo numero di LowRide, dopo quindici anni, le mie parole mi sembrano profetiche. «Ricorderò perfettamente e a lungo il momento in cui ho preso la decisione di fare una nuova rivista senza compromessi, esclusivamente dedicata alla nostra passione per Harley, chopper e custom. Non stavo passando un bel momento, anni di lavoro venivano quasi cancellati... Stavo rincasando all’imbrunire, in sella al mio vecchio Sportster, quando decisi di cambiare strada, senza guardare l’orologio o i cartelli stradali; a dire il vero il contachilometri non l’ho mai avuto... Vagabondando senza meta nella metropoli addormentata, e poi nella periferia e nella campagna deserta, la pressione diminuiva, la rabbia si raffreddava nel vento e i pensieri tornavano a fluire liberi, anche se dolorosi. L’alternativa mi apparve all’improvviso possibile, come un bivio che porta verso nuove speranze e ti spinge ad abbandonare una strada vecchia, percorsa troppe volte, in cui buche e macchie d’olio insidiose ricoprono ormai tutto l’asfalto. Alla depressione più nera si sostituì in pochi chilometri un entusiasmo incontenibile. Sotto un acquazzone, rientrai al garagino molto tardi, stanco e bagnato dalla testa ai piedi ma fiducioso. Invece di rincasare subito passai ancora un momento ad ascoltare il crepitare del metallo caldo, ad asciugare le cromature e ad ammirare la bellezza vissuta di una moto che è molto più di un ammasso di pezzi metallici imbullonati tra loro: una vera compagna di vita, che mi accompagna da più di vent’anni». Il mio vecchio XLS Roadster del 1980 ce l′ho ancora, in ottima forma; gli ho messo finalmente il tachimetro e ho avuto la gioia di restaurarlo insieme a un amico che, proprio un anno fa, se n′è andato subito dopo. Troppo presto. Ho sempre voglia di andare in moto, scrivere, raccontare storie, incontrare i veri appassionati in viaggi e raduni. Solo che è finita la pazienza per parassiti, falsi amici e sanguisughe. Meglio aprire gli occhi e affrontare i problemi, fuori e soprattutto dentro casa propria, senza lasciarsi sopraffare. Oggi, proprio come allora, qualcuno brinda alle difficoltà altrui e vorrebbe approfittarne: anche ′stavolta è troppo presto per cantare vittoria, porta sfortuna agli invidiosi. Vabbè, continuo a rileggermi. «Non tutti i cambiamenti vengono per nuocere, in fondo solo gli stupidi non cambiano mai idea. Per questo vi ringrazio sin d’ora: condividiamo la vostra passione e vogliamo fare tanta strada insieme a voi». La strada è ancora lunga, il serbatoio pieno e la batteria carica: non resta che accelerare a fondo e seguire la direzione che mi ha portato qui.