Tieniti stretti i sogni
Perché se i sogni muoiono
La vita è un uccello con le ali spezzate
Che non può volare
Parole semplici, profonde, risuonano nel petto e nella testa senza nemmeno doverle pronunciare ad alta voce. Le sento, mi vibrano nelle ossa e nello stomaco come il ritmo del vecchio bicilindrico, vibrazioni che percepisco prima ancora di metterlo in moto con qualche calcio affettuoso, ben assestato. La seconda strofa scritta nel 1922 da Langston Hughes, scrittore afroamericano protagonista del Rinascimento di Harlem, amante del jazz, probabilmente influenzato dagli haiku giapponesi e in sintonia coi poeti ermetici dell′epoca, continua così. "Tieniti stretti i sogni Perché quando i sogni se ne vanno La vita è un campo arido Gelato sotto la neve". Tematica condivisa in maniera più o meno consapevole da chiunque vada in moto per scelta, con testa e cuore, la ricerca della consapevolezza ci spinge fuori dalla nostra zona di comfort alla ricerca di quella chiarezza che, in certi momenti, desideriamo così disperatamente. Non importa quale sia la stagione, fastidi e pigrizia sono presto accantonati quando bussa quella voglia di vederci chiaro, respirando a pieni polmoni. Basta allacciare il cinturino del casco, infilare guanti caldi e un vecchio giubbotto di pelle: la strada chiama, meglio non farla aspettare. Ogni tanto fa bene lasciarsi alle spalle il logorio quotidiano di una vita fatta di impegni, orari, scocciature e mille compromessi in nome del quieto vivere. Chiedersi chi siamo veramente, dove vogliamo andare, senza scordare da dove veniamo, ma nemmeno restare nel passato.