Sogni rubati, ladri di biciclette *

Non so voi, ma il mio bilancio dell′anno che sta finendo non è dei migliori. Certo, ci sono problemi più importanti dei miei. Tra mille scocciature, limiti alla circolazione nella mia città per i ferrivecchi, tasse, rincari, nuovo codice della strada e altre calamità, un furto subito in garage non mi ha più lasciato dormire sereno. Non per la devastazione; nemmeno per il valore di roba sparita o danneggiata. Ogni pezzo aveva una storia, la mia e di persone con cui ho condiviso momenti o decenni di passione per queste moto. Alcuni vivono dall′altra parte del mondo, altri sono andati via troppo presto. Avvelenato di rabbia, ho cercato a lungo un indizio da seguire. Stavo per gettare la spugna quando ho rivisto a Roma due ruote a cui tenevo. Da lì sono risalito a chi, incautamente, ha acquistato altre cose mie. Recuperata buona parte della refurtiva, ho proseguito le ricerche. Mi sono messo sulle tracce del ricettatore che chiamerò Salvatore, nome di fantasia. Da miserabile campa sulla pelle di ladri tossicomani o ludopatici, poveracci e casi umani che sfondano i box per fregare bici e cianfrusaglie, rischiando denunce o legnate. Scovata la casa del "ricetta" gli ho teso un’imboscata. Per fortuna sua non l′ho trovato. M′è venuta l′idea di provare a Novegro. Dopo qualche chilometro ho trovato buttati per terra i miei pezzi, quel poco che resta. Dopo una scena madre da Oscar il disgraziato ha capito che fingere, ′stavolta, non serviva. Gli ho detto il suo nome, cognome e indirizzo: è sbiancato... Recuperato il maltolto, resta l′amaro in bocca. Dentro quel serbatoio Knucklehead del 1946 perfetto, nero con gli stemmi verdi, c′erano i miei vecchi sogni. In riserva, ma c′erano. Prima o poi li ritroverò, di sicuro.

* Ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti è puramente voluto