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LOWRIDE 46 aprile 2012

Il freddo sembra solo un lontano ricordo mentre in sella a uno Sporty col manubrio alto mi muovo lungo i boulevard ricoperti di graffiti e affreschi moderni che, sotto il sole della Florida, sembrano vivi e palpitanti, quasi elettrici... Colori intensi e disegni psichedelici rendono la corsa un’esperienza che bombarda i sensi e fa girare la testa, senza nemmeno dover smanettare più di tanto. Accompagnato dal suono del bicilindrico che respira profondamente, merito degli scarichi USA un po’ più liberi dei ”nostri”, mi muovo lungo le arterie di una metropoli che sorprende in continuazione con palme e vetro, centri direzionali modernissimi e barrios tradizionali che ricordano la vicinissima Cuba, molto più vicina di New York e di Los Angeles.

Sembra di decollare mentre si affrontano in accelerazione ponti sospesi tra cielo e mare, entrambi di un azzurro profondissimo... Sapessi com’è strano lasciarsi alle spalle la Milano grigina e intirizzita, ancora attanagliata da un inverno che non vuole proprio andarsene; è incredibile, dopo una mezza giornata di volo, trovarsi di colpo catapultati nel languido clima quasi tropicale di Miami, città che pulsa giorno e notte con mille suggestioni, lusinghe e situazioni intriganti tutte da scoprire.

Ancor più incredibile poter incontrare artisti, musicisti, designer, meccanici, giornalisti e tanti altri personaggi interessanti venuti qui da tutti gli States e da vari paesi della vecchia Europa. Bello condividere il talento; la passione può unire e coinvolgere anche chi viene da lingue, nazioni ed esperienze di vita del tutto diverse tra loro. Siamo in tanti giunti qui per raccontare, scoprire e descrivere cosa vuol dire custom, da dove arriva una tendenza sempre più condivisa e attuale a livello mondiale e non solo in fatto di moto, quali sono le radici e quali ali può donare il custom alla libertà individuale di espressione e, in fondo, allo stile di vita di ognuno di noi.

È un privilegio discuterne coi vertici della Casa di Milwaukee; la frase più ricorrente sembra ”personal freedom”, pare proprio un credo profondo più che un astuto slogan del marketing. Qui a Miami più che altrove si può apprezzare quanto la possibilità di realizzare i propri desideri, nel rispetto della libertà altrui, sia il valore più positivo che il grande sogno americano abbia esteso a tutti i suoi cittadini, senza discriminare in base alla provenienza, al colore della pelle, alla religione e alle preferenze sessuali. Un valore condiviso ed ”esportato” dal secondo dopoguerra in poi. Certo, l’erba del vicino sembra sempre più verde, specie se è "legale" come in California! Anche qui sono tanti i problemi irrisolti, le contraddizioni e le ingiustizie.

Un fatto è certo, universale: la libertà individuale rappresenta l’essenza più profonda del concetto di custom. Pardon our noise, it’s the sound of freedom...

© LOWRIDE | aprile 2012