Le parole sono importanti anche nel magico universo parallelo in cui i motori in ghisa ruggiscono liberi, metalflake e pinstriping rendono bobber e chopper diversi uno dall’altro, le auto si trasformano in opere d’arte, la pelle si carica di significati e racconta scelte di vita... Difficile riassumere con un solo appellativo tante storie, tutte uniche e irripetibili; forse due parole una accanto all’altra, proprio come i cilindri di un v-twin, rendono bene il ritmo di questo dualismo.
Si scrive Cultura Custom; si legge libertà individuale. Libertà dagli schemi, libertà di esprimere la propria personalità. Cultura come ricchezza di facoltà intellettuali e capacità, un bagaglio di esperienze e riti, di miti e leggende. Custom come ”su misura”, nel senso più nobile del termine, ovvero voglia e capacità di condividere una particolare cura per il proprio mezzo di trasporto e un gusto non banale che emerge negli aspetti più disparati della propria esistenza, dal modo di vestirsi allo stile di vita in senso lato. C’è chi preferisce l’espressione Kustom Culture e rende omaggio a George Barris, grande carrozziere e pioniere tra i customizer che nel 1949 utilizzò, forse per primo, la lettera K...
Nulla si crea, nulla si distrugge: 60 anni dopo kustom è un fenomeno planetario, quanto mai d’attualità. Una delle caratteristiche interessanti di questa tendenza è la contaminazione costante tra ambiti solo in apparenza disparati. Moda, tecnica, storia, arte, musica e tattoo sono solo le prime sfaccettature che vengono in mente ma il filone kustom, per chi scava con curiosità, si rivela inesauribile. Un altro aspetto affascinante è che il kustom mette in luce tanti talenti nelle discipline più diverse. Basti pensare che George Barris, nato nel 1924 da una famiglia di immigrati greci, lavorava nel ristorante di famiglia quando gli venne regalata una vecchia Buick del ‘25. Non era in buone condizioni ma col fratello Sam la ricostruì da capo, sperimentando modifiche per renderla più comoda, lussuosa e particolare. Diventò la prima kustom car dei Barris Brothers. In seguito George costruì innumerevoli auto speciali per clienti, si distinse negli show, collaborò con l’industria dei giocattoli oltre che col cinema e la televisione, inventò un marketing visionario, fu una figura chiave in molti eventi e si distinse persino come fotografo, documentando la propria avventura e un’epoca di cambiamento.
Parliamo del King of Kustom in un dossier dedicato agli hot rod della serie televisiva The Munsters. George fu anche l’autore nel 1956 di questa foto che ritrae Kenneth Howard, noto come Von Dutch e inventore del pinstriping....
Questo primo numero di Chop and Roll vuole essere un piccolo ma sentito omaggio a loro e a tutti i pionieri di questa cultura, sempre più attuale e diffusa al punto di coinvolgere tanti aspetti del mondo odierno. Un autentico fenomeno che passa dai garage di tutto il pianeta e suscita un crescente interesse. Speriamo apprezzerete questa nuova rivista, sorella gemella di LowRide. è frutto delle nostre passioni, di una ricerca delle radici e di curiosità per l’evoluzione del custom vissuta in prima persona, con un pizzico di nostalgia...
E il vecchio George? Ha 88 anni e se la passa benissimo.