Tutto è relativo, lo affermava Albert Einstein. A dire il vero la sua teoria, capace di rivoluzionare la teoria della fisica e la pratica del nostro vivere quotidiano, è molto più complessa. Personalmente non la capisco, come la maggioranza di chi utilizza ogni giorno GPS e mille altre applicazioni che si basano su di essa. Non sono una cima eppure mi viene facile identificarmi in questo genio per i suoi valori, per le prese di posizione coraggiose... e perché in gioventù faticò parecchio a scuola. Cercò di iscriversi al Politecnico di Zurigo: non avendo la regolare licenza media fu rifiutato e non riuscì nemmeno a superare gli esami di ammissione. Soffrendo di dislessia e inciampando negli studi, tenne duro e lavorò sulle proprie intuizioni, destinate a influenzare scienza e cultura per gli anni a venire... Nel suo piccolo Lawrence Desmedt esordì molto peggio nella vita, ne combinò di tutti i colori e si risollevò dai momenti più duri solo grazie all’amore per la moto, al lavoro e a intuizioni artistiche. Ebbe il merito, discutibile ma innegabile, di costruire chopper contrari al buonsenso e a qualsiasi codice della strada in vigore sulla Terra. Meglio noto come Indian Larry, continua a esercitare grande influenza su milioni di persone che vivono in tutt’altre condizioni, per fortuna, ma con lui condividono la stessa passione. Molti anni dopo la sua scomparsa può suscitare ancora coinvolgimento emotivo, ammirazione e interesse le cui ragioni sono difficili da spiegare, ma facili da capire. Per questi motivi, e anche per raccontare come vecchi amici mantengono vivo e indaffarato il suo atelier nel cuore di Brooklyn, mi sono arreso alle numerose e continue richieste da parte di tanti lettori incontrati in questi anni di LowRide. Mi riesce dannatamente difficile riparlare di un amico che mi ha aperto il cuore e profondamente commosso, ma non mi riferisco alla sua scomparsa. Penso a giorni e notti trascorsi in sella a rigidi lanciati a manetta, senza casco, tra deserti e praterie, sotto il sole cocente o illuminati dalla luna. Mi tornano in mente nuotate in fiumi gelidi, riparazioni di fortuna che dimostravano immaginazione e abilità non comuni. Confidenze profonde e voli filosofici altissimi in stazioni di servizio o nel caos di Sturgis, senza mai prendersi troppo sul serio. Quel viaggio da Long Beach al South Dakota insieme a Jesse, Larry e Dave non è rimasto nella mia mente solo perché filmato e divulgato a decine di milioni di persone da Discovery Channel. Certo, 1.400 miglia in soli quattro giorni, nonostante guasti e tempi tecnici delle riprese televisive, non sono poche se percorse in sella a quei chopper; ma non è un’impresa epica. Eppure certi attimi segnano una vita e confermano che tutto è relativo, come sosteneva Einstein, proprio a cominciare dal tempo. Quelle settimane on the road parevano infinite, ma bruciarono in un lampo. È trascorsa una decina d’anni, eppure mi sembra ieri... Ognuno ha le proprie macchine del tempo: sono i ricordi a portarci indietro, i sogni ci spingono avanti. Chi ha una moto del tempo si sposta nello spazio ma viaggia anche con i sentimenti, i sogni e la fantasia.