Viviamo qui e ora, abbiamo la sensazione che il mondo sia straordinario, che niente succede per caso e la nostra strada ci prepara a una scoperta dopo l’altra. Ci sentiamo particolarmente fortunati perché ogni nostro giorno pare un nuovo giro di giostra. Nella bella stagione il vento ci dipinge in faccia un sorriso e non sono certo i moscerini o qualche scroscio a farci paura. Poi le ore di luce diminuiscono, la sera arriva sempre più presto e gli strati di lana si accumulano fino a farci sembrare orsacchiotti infreddoliti. Durante l’inverno godiamo la moto diversamente, ci rintaniamo in garage a lustrare e modificare, giocando con pezzi e colori tra un giretto e l’altro, al freddo e al gelo. Ogni tanto però una fiera ci tira fuori dalla tana. Ci svegliamo dal letargo, stropicciamo gli occhi come la mattina di Natale di fronte a così tanti nuovi balocchi da scartare e torniamo un po’ bambini mentre scegliamo una motoretta da pilotare col manubrio alto, inseguendo una bimba con le treccine a bordo di una navicella cromata e decorata di metalflake e pinstriping, o più semplicemente un nuovo sogno. La giostra gira mentre il mondo fuori sembra fermarsi, pare lontano con le sue brutture; le nostre umane preoccupazioni scompaiono per un attimo nello specchietto retrovisore. Teniamo una rotta parallela all’orbita terrestre, ci orientiamo con le stelle che s’intravedono sopra le nuvole della fantasia. Chi di noi in questo luna park ci lavora può ammazzarsi di fatica ma si rende conto della fortuna che ha, tutto sommato. Noi di LowRide per primi sappiamo quanto sia bello e gratificante dedicarci a tutto questo. Non cambieremmo il nostro mestiere per nulla al mondo e dobbiamo questo privilegio anche a voi: ai lettori, a chi anno dopo anno partecipa ai nostri bike show anche senza vincere nulla, a quelli che ci fanno una testa così chiedendoci un articolo su una storia che sta a cuore o esprimendo critiche che in fondo testimoniano profondo interesse, a chi crede nel nostro lavoro e ce lo dimostra concretamente a modo suo. Una fiera come quella di Verona è il momento d’incontro con tantissimi di voi, l’unica cosa che conta davvero. Per qualche giorno la quotidianità è fatta solo di chopper, chiacchiere, foto, modelle, cafe racer, idee inedite e veri lampi di genio, bobber, ferrivecchi e nuovi gioielli, scrambler, incontri e inviti, brindisi, motori, desideri a portata di mano... È un sogno lungo tre giorni che ci porta via, torniamo un po’ piccini e giochiamo sul serio, con il massimo coinvolgimento. Poi la realtà ci costringe all’atterraggio, la giostra si ferma di colpo. Bisogna fare rifornimento, ricaricare le batterie. Si spengono le luci, smontiamo la giostra e, caricati i furgoni, ognuno riparte per la propria strada, col cuore gonfio e un pizzico di nostalgia istantanea. L’impatto col mondo là fuori non sembra poi troppo duro. L’importante è fregare la vita prima che sia lei a fregare noi, tanto prima o poi un altro giro di giostra lo rifacciamo di sicuro.