Tutte le strade portano a Roma. Fino a qualche settimana non capivo la profondità di questo detto che si tramanda da generazioni, sin dai tempi dell’impero. Le strade consolari partivano dalla Caput Mundi, quindi per viandanti e pellegrini bastava imboccarle per avvicinarsi alla culla della civiltà. Ancor oggi su quell’antica rete, incredibilmente ramificata e moderna rispetto alla propria epoca, si basa l’attuale sistema viario italiano, quello non recintato tra caselli e pedaggi, il più suggestivo e piacevole da percorrere in sella alle nostre Harley-Davidson. Le prime sette strade statali ricalcano il percorso delle consolari romane. I loro nomi evocano il passato, le vacanze e l’infanzia, la spensieratezza dei primi viaggi in autonomia per ognuno di noi e pietre miliari del cinema italiano... Le ho percorse tutte con i miei ferri ma mai prima d’ora m’ero ritrovato tra centinaia di altri harleysti di ogni razza, colore e nazionalità. Ogni sosta in questi giorni si trasforma in un piccolo raduno; ogni incontro lascia il segno, fa riflettere, diverte, evoca ricordi e può aprire un po’ la mente o il cuore. Osservo sbarbati alla loro prima avventura, nati quando correvo già sul mio Sportster da anni, e biker in sella da quasi mezzo secolo. C’è chi pensa di aver provato già tutto e chi invece sprizza gioia e curiosità da tutti i pori. Una sola cosa è certa: tutti restiamo a bocca aperta, nessuno poteva aspettarsi un’esperienza così grande per moltitudine, maestosità, numeri, suoni e scenografie. La Capitale lascia a bocca aperta anche all’ennesima visita. Percorrerla in Harley tra centinaia di Harley, mentre la metropoli si ferma al nostro passaggio, è indescrivibile. Questa volta tutte le strade portano a Roma una quantità stratosferica di moto americane, ognuna con la propria storia, uniche come i loro padroni, tutte diverse una dall’altra, in fondo così simili e ”umane”...