Nella nazione in cui i comici fanno politica e politici tragicomici fanno piangere, la normalità è surreale. Leggi severe vengono fatte rispettare solo ai cittadini più deboli; si contestano pneumatici poco più larghi e targhe troppo inclinate mentre ingiustizie serie sono all′ordine del giorno. Il nostro Paese non si distingue per la salvaguardia del patrimonio architettonico e artistico, risorsa che il mondo ci invidia anche se non sappiamo valorizzarla. Eppure non mancano località da scoprire, opere da restaurare e artigiani di talento, preparati quanto volenterosi. Ci difendiamo meglio coi motori e in particolare nei piccoli ”cantieri” a portata di amatori coraggiosi o di piccole realtà che dell′arte di arrangiarsi fanno tesoro, senza risparmiare ore di mano d′opera e olio di gomito. La motorizzazione di massa è recente in Italia, dalla fine degli anni 50, eppure con creatività e coraggio tanti si sono espressi nella meccanica, nelle competizioni e nell′artigianato, inventandosi un lavoro. In questo senso il custom fa sperare ragazzi che recuperando ferrivecchi si ritagliano una possibilità, per passione e per necessità. In un cielo nero di nubi si apre uno spiraglio di sole. Un recente decreto legge recepisce le proposte di ANCMA e tende a semplificare gli aspetti burocratici legati alle modifiche di caratteristiche costruttive dei veicoli. Procedure chiare e rapide, costi minori e più libertà: anche i custom addicted italiani se lo meritano. Forse a chi ci vede passare sui nostri mezzi sembriamo strani, come il vecchio Norm Grabowski; visti da vicino siamo cittadini abbastanza normali... O no? Come lui abbiamo figli, lavoriamo, paghiamo le tasse e vogliamo sporcarci le mani in senso buono.