Due ruote sono un sinonimo di praticità nella vita di tutti i giorni e di spostamenti agili. Le nostre due ruote sono speciali perché evocano anche personalizzazione, stile di vita, viaggio, evasione, immersione nella natura e vita all’aria aperta. Qualche run e raduno nella stagione invernale c’è ma più o meno tutti i motociclisti s’impigriscono, tra un toy run e qualche festività vissuta in famiglia. La scena custom però non va mai in letargo, ha due assi nella manica del giubbotto di pelle; uno è l’attività nel garage sottocasa, meglio ancora se condivisa con gli amici, quella febbrile voglia di cambiare piccoli e grandi particolari che spinge ad affrontare avventure. Nasce col desiderio di distinguersi, per rendere più adatta a se stessi la propria compagna di viaggio. Dà origine a storie che possono mettere in luce talenti, diventare vere e proprie odissee, come restauri o progetti complessi. Una dimensione creativa e giocosa che anima i saloni, riempie i contest di moto uniche come la fantasia e la passione dei rispettivi autori. Proprio in questi giorni stiamo ricevendo centinaia di candidature per il Top20 bike show che, come sempre, promuoviamo a Verona in occasione di Motor Bike Expo, al quale affiancheremo un evento a Roma sabato 8 marzo. Un’occasione per la redazione di LowRide di risentire professionisti e appassionati, scambiare auguri e opinioni, ripromettendosi d’incontrarci presto. Parlando con un ”vecchio” harleysta di queste storie, delle nostre moto e delle persone che le rendono così speciali, una sua osservazione mi ha colpito particolarmente, tra tante battute micidiali e aneddoti on the road. ”Abbiamo fondato tra amici il nostro gruppo una decina d’anni fa. Siamo sempre uniti, ne abbiamo combinate di tutti i colori, alle nostre feste arrivano biker da tutt’Italia, ogni anno facciamo viaggi all’estero con le nostre moto vecchie e ci giriamo tanto, siamo più numerosi... Ma c’è poco ricambio. Peccato, ai ragazzi più giovani interessano solo social network, telefonini e videogiochi. Pochi crescono con la voglia di sporcarsi le mani e impennare. E pensare che oggi, in proporzione, lo Sportster costa meno che ai nostri esordi, persino meno di uno scooterone che sarà pratico, per carità, ma si svaluta di brutto e non ha storia. Sarebbe bello coinvolgerli...” Considerazioni sacrosante che meritano riflessioni e possono motivarci a un’apertura, a essere più accoglienti ed easy che mai verso chi muove i primi passi e si avvicina a noi biker, affinché possa vedere oltre gli stereotipi dei brutti, sporchi e cattivi, dei circoli chiusi impenetrabili, delle moto da un milione di dollari che pesano tonnellate... Più siamo e più ci divertiamo. Ognuno è libero di viversi questa passione a modo proprio, con la sua individualità.