Comunicare è sinonimo di apertura. Forse anche per questo la parola ”chiusura” rappresenta la scadenza più temibile per ogni lavoratore della stampa periodica. Realizzare una rivista somiglia alla preparazione di un dragster prima di una corsa o a quella di un chopper in vista del bike show più importante: è un lavoro di fino che riassume esperienze di una vita, speranze e sogni ma dev’essere completato entro una scadenza precisa, improrogabile. In un mensile idee, intuizioni e speranze devono concretizzarsi prima della ora X. Per i pochi fortunati che continuano a guadagnarsi da vivere in ambito editoriale ”chiusura” è sinonimo di fretta, rush finale, tensione, notti insonni, dubbi dell’ultima ora, colpi di scena e trovate geniali. Si scrive a testa bassa. Correggiamo e impaginiamo senza guardare le lancette dell’orologio; sembrano girare troppo in fretta qui in redazione quando il tempo stringe e lo stampatore telefona, speranzoso ma preoccupato. Alle prese con troppe notizie da inserire all’ultimo minuto, lavoriamo carichi di adrenalina e ci sovralimentiamo di caffé per riuscire a rispettare la scadenza. Non ci sono scappatoie, dobbiamo farcela. È indispensabile rispettare il patto coi lettori di LowRide che meritano tutta la nostra considerazione. Per farlo sosteniamo l’operato della lunga filiera di professionisti che ci permettono ogni mese di arrivare in tutte le edicole d’Italia e, poste permettendo, nelle cassette delle lettere degli abbonati. Mentre scriviamo queste ultimissime righe e correggiamo le bozze ci sentiamo esattamente come i tanti customizer professionisti e gli amatori che, rubando tempo al sonno, completano in extremis le proprie sudate special per partecipare al nostro bike show di Verona, evento atteso che da sempre rappresenta un’attrattiva di primaria importanza nel grande circus del Motor Bike Expo. Mentre nelle officine in tutt’Italia si bruciano le tappe per ultimare chopper, bobber e cafe racer iscritti al concorso, io mi ritrovo alle prese con la lettera aperta indirizzata a voi lettori. È l’ottantesima che ha per mittente LowRide. Mese dopo mese rinnova il nostro rapporto; ogni volta viene scritta alla fine della ”chiusura” ed è l’ultima pagina in assoluto da completare. Questa volta la voglia di salire sulla El Camino guidata da Veronica e fuggire lontano è davvero forte, ma non abbastanza: il dovere mi chiama. Prima di tutto vengono la riconoscenza nei vostri confronti, la stima per le migliaia di appassionati che ci seguono, l’ammirazione per centinaia di amici che si candidano al bike show con le loro opere custom. Pensando a tutti voi con affetto stringo gli ultimi bulloni del numero di febbraio e completo queste righe con una parola che ricorreva nel primo editoriale di LowRide, 80 mesi fa: grazie. Ci vediamo a Verona.